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Claudio Dal Pozzo

Work in progress: perdonate errori di battitura, omissioni, fili logici mancanti, u.s.w. 
Sarà mai sottoposto a correzione o editing?

 

 

Sono nato in un giorno di maggio...prima della rivoluzione del '68...

Ma, mentre gli hippies cercavano di mettere i fiori nei cannoni, io cercavo di mettere insieme un passo dietro l'altro...

Io ed il sergente Pepe, capo dei cuori solitari e di un manipolo di scarafaggi, ci siamo contesi gli ultimi giorni del mese per la nostra entrata in scena: credo di aver vinto io. Di misura.

Non trovavo allora molte differenze tra la palla che rincorrevo nel cortile e quella che mi fissava la sera (la notte dormivo!) dall'alto, se non nel colore. La prima, un supertele rosso e nero, mi chinavo malfermo  a raccoglierla: culo basso e braccia avanti.

La seconda la puntavo col dito e mi pareva di sfiorarla. Sempre palle erano: per questo preferii dormire quando una calda notte di luglio tre americani, bianchi, imbottiti e saltellanti, vollero toccarla davvero.

Dormivo anche quando le finestre echeggiarono e le strade rimbombarono di urla belluine di vittoria: nella terra del "samba"" la nostra palla era finita una volta in più nella rete dei pescatori vichinghi alti e biondi.

Le mie prime scuole. I miei primi disegni dopo la fase degli scarabocchi: riportavo sul foglio ciò vedevo sui muri. le mie prime lettere in stampatello incerto. Fu così che mi trovai a riprodurre il muro dell'asilo e le sue scritte: "Nixon boia!", "Lotta Continua".

Per me erano geroglifici metropolitani: vedevo e copiavo.

"Fugazi". Non sentivo allora pronunciare questo acronimo. Ma ricordo che, nella cornice del Philco in bianco e nero,  i carrarmati attraversavano la giungla vicino Saigon.

"Fugazi". Fucked up, got ambushed, zipped in (a body bag). Fottuti, caduti in un'imboscata, ficcati in un sacco nero e mandati a casa. Gli utltimi boys lasciavano il Vietnam. Alcuni tornavano negli "uessei" a suonare la chitarra.  I meno fortunati, dopo aver sentito le ultime note di un altro strumento, ratatatà, vi rientravano al cartoccio.

Elementari. Si chiamavano così allora le prime scuole delll'obbligo. Una maestra con un probabile passato da istruttrice delle "Figlie della Lupa" (at-tenti! ri-poso!: l'ora di ginnastica...) e una divisa a metà tra l'uovo  di Pasqua - un fiocco enorme! - e il sacco della monnezza.

Il pomeriggio niente scuola. Niente violino, inglese, basket, atletica. Un'unica squadra di calcio nel quartiere: brocchi e campioncini. Tutti lì. Il nuoto solo per quelli con problemi di scoliosi. Pranzo e compiti e a giocare nei cortili. In bande: via Paal era ancora un riferimento.

Merende con pane e Nutella e Spumador all'arancio o al cedro.

Le mamme? Perlopiù casalinghe. Alcune, la mia, lavoravano in casa, in nero. Accompagnate dall'' "Hiiiiiiit Paraaaaaade" di Lelio Luttazzi. Modugno, Il Mimmo nazional-popolare e i Santo California.  Un duello tra frignoni: telefoni che continuavano a piangere e najoni che promettevano alla fidanzate in lacrime di tornare presto.

La radio singhiozza cantando, ma l'Italia lo fa davvero.

Sono gli anni di piombo, degli scontri armati.

Ragazzi di destra e sinistra, adolescenti o poco più si menano, si sprangano, si sparano. Si uccidono. Sono appena maggiorenni. Una legge ne ha da poco anticipato l'età a diciott'anni.

Sergio Ramelli, Iaio, Fausto, tra tutti.

Ero un bambino: gli anni ancora con una cifra sola. Ma sentivo il cielo sopra  greve, una cappa.,  Vedevo la gente grigia, spaventata.

Austerity, scala mobile, cassa integrazione, scandalo Lockeed, bustarelle: parole che ricorrevano come matra alla radio, alla TV, sui giornali. Ed io cominciavo a capirne il significato. Sia pure filtrato dall'animo germinante.

"Hanno rapito Moro", urlò nel cortile Suor Anastasia ad una sorella.

Mi chiesi subito che lavoro facessero i genitori del mio compagno con lo stesso cognome. Ero il periodi dei sequestri. Anche nella mia città ce n'erano stati: Garonzi delle auto e del calcio,  Antonini delle scarpe.

Gente facoltosa, insomma. Associavo quindi automaticamente il riscatto alla danarosità   delle vittime.

Per questo mi interrogai immediatamente sullo status sociale di Stefano: non mi pareva nei modi, nei consumi, negli abiti tanto diverso dai proletari.

L'Afghaistan. La Russia. La Russia contro l' Afghanistan.

Mosca 1980: l'orsetto Misha non farà gli onori di casa agli olimpionici statunitensi. E i suoi custodi ricambieranno la cortesia quattro anni più tardi disertando Los Angeles

Noi ci barcamena sempre democristianamente, vero?

L'Italietta decise di non inviare campioni al soldo dell'Esercito e delle sue falangi sportive e alla sfilata non fu il tricolore a garrire ma la bandiera del Comitato Olimpico Internazionale. Eppoi il gran botto di Bologna. Riurgito o rinascita fascista, a farne le spese ottantacique morti e duecento feriti.

Partivamo i quei giorni per la Val d'Aosta. 'Sto giro avremmo tradito le Dolomiti, la Val di Fassa, il Catinaccio. Non immaginavo che a piazzare le bombe fosse stato Giuseppe Valerio, Giusva, Fioravanti. Me lo ricordo, sfuocato, interpretare Andrea Benvenuti, figlio televisivo di Enrico Maria Salerno e Valeria Valeri. E chiedere l'acqua frizzicosa, che entrerà nel lessico della mia famiglia, per indicare l'acqua di viscì, fatta con le polverine. Occhéi. Si entra negli anni Ottanta. Reagan, Drive - In, i Paninari. Ci chiederamo più avanti cosa resterà di questa decade. Anzi, lo chiederà Raf a nome di tutti: in fondo sono solo canzonette, no?

Un papa venuto da lontano, dalle miniere e dai palcoscenici ha già un paio d'anni di rodaggio. Chiese di "corìgerlo", affacciandosi appena eletto. Chissà se la richiesta riguardasse anche le traiettorie balistiche. 13 maggio 1981: la lupa capitolina ha figliato. Il partner è dell'Est e i cuccioli le sono venuti grigi.

Ali Agca mira al cuore di Karol, ma la pallottola lo sfiora.

Un pensiero fugace forse gli rese per un attimo incerta la concentrazione: oltre alla caccia in Vaticano aveva forse il compito di acquisire informazioni su un'adolescente di nome Emanuela che due anni più tardi campeggerà sui muri della capitale, sorriso e fascetta, per lasciare le sue tracce solo negli scaffali dell'anagrafe.

La RAI inaugura il dolore in diretta.

Alfredino Rampi precipita in un pozzo. Io ed il paese intero scoprimmo un nuovo vocabolo, noto fino ad allora solo ai geologi, forse. Artesiano.

Tutto il pomeriggio in piedi in cucina davanti alla TV. Mio padre rimarrà sveglio anche la notte. Io no: esami di terza media, l'indomani.

Ci sono tutti a Vermicino. Arriva anche nonno Sandro, il presidente. Pipa e occhialoni. Un po' come quelli di mio nonno: chissà se anche Pertini subì l'intervento per la cataratta, che allora lasciava in eredità lenti importanti.

Ci si calarono dentro un giovanme speleologo ed un manovale di mezza età, entrambi dal fisico di fantino. Niente. Riposa in pace, quarantenne mancato!

"Campioni del Mondo!, Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!"  Nove parole soltanto. Anzi tre, al quadrato. Nessuna acrobazia lessicale. Nando Martellini concluse così la sua ultima telecronaca di un mondiale di calcio, confermando alla nazione, incollata ai teleschermi, l'esito del match la sera dell'undici luglio Ottantadue.

Lo sì sa. Non ho mai seguito il calcio. Non mi ha mai appassionato.

A sei anni dovevi comunque "tenere" per una squadra.

Ed io avevo scelto la zebra di Torino, seguendo a modo mio il calcio-mercato. A merenda c'erano "brioss" (sic), parallelelepipedi di pan di spagna farciti alla ciliegia o all'albicocca: piccole spugne rivestite di sabbia. In omaggio in ogni confezioni le cartoline 10 x 18 con i busti dei campioni del football. Un po' come i primi piani per i cimiteri. 

Bonimba-Boninsegna e Meo Benetti. Il primo vestiva ancora il nerazzurro e coprii le righe blu con la tempera bianca. Il butterato di Albaredo d'Adige (provincia di Verona: un po' di campanile c'era), invece, il rosso nero. Anche lui fu sottoposto a sbiancatura.

A Capello invece venne risparmiata la tintoria: la foto gli era stata scattata ancora con la maglietta dei "gobbi", prima di passare al Milan.

Eppoi allora non potevi essere di Verona e non appassionarti a Gianfranco Zigoni, Zigogol, inneggiato dalla Curva Sud sulle note di Jesus Christ Superstar.

Luglio ''82, dunque. Vacanze "mundial" al seguito di un carmelitano che, appena possibile, levava la tonaca e - zuava, camicia a scacchi,  scarponi e immarcescibile cappello d'alpino - guidava gambe  e cuori di un po' di adolescenti sulle cime a cavallo tra il Trentino e il Bellunese. Assistendo anche alle prime "love story".
Il ghiaione del Cirelle: il sensale più importante. E' qui che ti dichiaravi, dandole la mano per volare in discesa: ginocchia e cuore in gola!
E pietruzze nei calzettoni. Nello stomaco le farfalle. Qualcuna sarebbe rimasta. Molte volate via a fine stagione. Altre morte piano piano, dopo lenta agonia.

Che estate l'82! Promosso. Bene. Il Fantic "Issimo" nuovo! La novità e l'esotismo per il foresto, stravagante il giusto. Sì, non  molto distante, ma il campanile non faceva ombra alla mia casa che era ad appena due chilometri più a sud. Ma ciò bastava...

"Dreams are my reality...". E si sognava. Di conquistare la nostra Sophie Marceau, la nostra mela. Con un friccico che partiva dalla testa e arrivava ai piedi. Passando per il cuore e sì, ...anche per di lì!
Si sogna
. Alcuni no: riescono ad averli. Il Cagiva, il PX 125. La Vespa con lo stereo nel bauletto che fa figo, fa baioso! Le cassette del Cosmic! Già le cassette... che cominciano timidamente ad essere usate anche per i bytes.

Signore e signori: il Commodore 64!

Entrò in scena nell'agosto del 1982 in America. Nelle case degli Italiani diede il via all'invasione informatica l'anno successivo. Regalo importante: una promozione, una cresima. O magari un capriccio di padri con la voglia di giocare a Pac Man non solo al Bar. Per i regali più modesti si poteva andare sul tranquillo con "Thriller" di Michael Jackson. Che ha ventiquattro anni, un po' di fratelli e la pelle ed il naso ancora originali.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TBC(to be continued)

 

 

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